sabato 3 febbraio 2007

La morte del calcio...e della società civile

Ciao ragazzi,
è da tanto che non mi faccio più vivo... Purtroppo sono costretto a farlo nel modo peggiore possibile forse, ma non ho resistito di fronte a ciò che è successo ieri sera a Catania dopo il derby con il Palermo. Hanno ucciso il calcio. Sinceramente stento a trovare le parole per descrivere la guerriglia urbana scoppiata nella città etnea. L'unica cosa che mi sento di fare è stare vicino al ragazzo ucciso e alla sua famiglia, e a tutte le Forze dell'Ordine in generale. La mia prima impressione, confermata poi dalle notizie rimbalzate su radio e tv, è che non si sia trattato di scontri dovuti esclusivamente alla partita appena disputata, ma che siano riconducibili ad una situazione di crisi a livello sociale. Sembra, infatti, si sia trattato di un'imboscata alle Forze dell'Ordine. Il calcio credo sia soltanto un mezzo per esprimere il malcontento e lo stato di grave crisi presente nella società. Credo sia un campanello d'allarme da tenere in grande considerazione. Non credo sia giusto fermare il calcio, o comunque non credo sia questo il rimedio giusto. Ritengo, invece, debbano essere presi dei seri provvedimenti a livello generale, politico e sociale, perchè credo proprio, ripeto, si sia trattato di una vera e propria opposizione allo Stato. Sembrava di essere tornati agli anni di piombo del '70, attacchi contro le Forze dell'Ordine, città in fiamme, cortei di ragazzi sparsi per le vie cittadine... Uno spettacolo indecente, da condannare. Personalmente seguo moltissimo il calcio, da tifoso e addetto ai lavori, ma lo 'spettacolo' andato in scena ieri non c'entra nulla con il gioco del calcio. Prima di tutto penso si potesse prevenire ed evitare tutto questo, ma purtroppo in Italia fino a quando non ci scappa il morto non si prendono provvedimenti. In seconda battuta, poi, non addentrandomi in temi politici, non si può prima concedere l'indulto e poi piangere e meravigliarsi per simili episodi... Purtroppo la Divisa e la Giustizia non esistono più, non si temono più. Questi teppisti sanno che anche nel caso in cui vengano presi dopo due giorni sono nuovamente fuori. E' una vergogna. La prevenzione prima di tutto, ma se è troppo tardi si deve ricorrere alla repressione. La mia non è affatto una condanna al cosiddetto 'mondo ultras', nè una difesa incondizionata delle Forze dell'Ordine, però non è ammissibile nel 2007 che un polizziotto in servizio perda la vita per una partita di calcio. Io sono il primo a sostenere che una sana rivalità in campo ci deve essere, ma al fischio finale tutti amici come prima. E soprattutto finchè si verificano scontri tra tifoserie per motivi di campanilismo è un conto, ma accanirsi contro carabinieri e polizia è inconcepibile. Forse bisognerebbe volgere lo sguardo Oltremanica e prendere esempio dagli inglesi, dove gli spettatori sono ad un metro di distanza dai calciatori e il servizio d'ordine all'interno degli stadi è affidato a dei privati. Per concludere, sono rimasto disgustato di fronte al comportamento dei media e della società in generale... Lo scorso weekend, in occasione della scomparsa del dirigente della formazione di 3 categoria non si è osservato neanche un minuto di raccoglimento, mentre in occasione della morte di un agente si è fermato il calcio... Siamo in Italia...

1 commento:

sabatononsidorme ha detto...

Condivido il 90% di ciò che hai scritto, soprattutto la tua ultima frase. I morti sono tutti uguali, siano essi poliziotti o dirigenti di calcio ed in entrambi i casi si sarebbe dovuto fermare tutto. E' vero infatti che sospendere le partite non è la soluzione del problema, ma è assolutamente doveroso. Sono convinto inoltre però che episodi del genere non possano essere sempre rinchiusi nell'alveolo del problema del "disagio sociale". Vedi Tommy, si può essere poveri ma non necessariamente teppisti. La povertà e la criminalità non può trovare giustificazione in episodi del genere. Lo stato deve intervenire politicamente, ma sono le persone che devono cambiare mentalità. Faccio un esempio: Io Stato aiuto economicamente una determinata città X con molti milioni di euro ed assolvo al mio compito. Il comune con quei soldi assume della gente in difficoltà in uffici pubblici, ad esempio anche le biblioteche comunali, ed assolve al suo compito. Poniamo che vi siano 60 posti di lavoro in più e decine di famiglie che non vivono più in una situazione di disagio economico. Tutti sembrano felici e contenti ed invece...Invece, ad un certo punto,improvvisamente succede che dalle biblioteche di quella città X cominciano a sparire dei libri di alto valore...La colpa è dei nuovi bibliotecari. Perchè? Con quale scopo hanno commesso questo crimine, se non hanno più problemi economici? Semplice perchè in quella determinata città X la famiglia e la scuola in primis sono assenti e non hanno saputo inculcare nella mente di quelle persone disagiate il senso della legalità. Sia a sinistra (con l'indulto) sia a destra (con gli inquisiti)manca il senso della legalità. E' da qui che i singoli individui, e non la società civile (da chi è composta? chi la guida?), devono ripartire. Tu hai giustamente scritto che in Italia dovremo adottare i provvedimenti usati dagli inglesi. Condivido il tuo punto di vista, ma non credo che funzionerebbero per un semplice motivo: noi non siamo inglesi. Per creare una società migliore, non bastano solo leggi migliori, ma servono uomini migliori che sappiano applicarle e, soprattutto, altri che imparino a rispettarle.
Superkeko